giovedì 16 aprile 2015

Britten in due parole

Edward Benjamin Britten nasce a Lowestoft, nel Suffolk, il 22 novembre 1913. Per chi crede, come per altro lo stesso Britten, nei misteriosi segni del destino e nelle coincidenze, la data è programmatica: il 22 novembre si festeggia Santa Cecilia, patrona della musica.

Ultimo di 4 figli, Benjamin ha un’infanzia serene e agiata. Il padre, Robert, è un dentista, ed è quello che provvede all’agiatezza, ma le figure che incideranno di più dal punto di vista musicale sul giovane Britten sono due: la madre e un vicino di casa. La madre, Edith, oltre ad allevare i 4 figli, si diletta a suonare il pianoforte e sarà proprio lei a dargli le prime lezioni. La signora Edith riversava sul figlio grandi aspettative, Britten racconterà, anni dopo, che, all’inizio di ogni lezione, sua madre, dopo averlo seduto davanti allo strumento, lo ammoniva “Tu diventerai la quarta B della musica, le prime tre sono Bach, Beethoven e Brahms”.

Il vicino di casa era, invece, Frank Bridge, direttore d’orchestra e compositore di discreta fama, che decide di prenderlo come allievo. Britten ha sempre ricordato con piacere le lunghe lezioni estive, che duravano anche 8 ore, dove si alternava il piano alla viola e allo studio dei primi rudimenti della scrittura per archi.

Grazie all’appoggio del maestro Bridge, il giovane Benjamin entra al Royal College of Music di Londra, il più esclusivo conservatorio inglese. La carriera scolastica la possiamo riassumere in una parola: strepitosa. Alla migliore composizione di un allievo il conservatorio attribuiva un premio annuale intitolato ad Ernest Farrar, giovane musicista prematuramente scomparso: in quattro anni Britten lo vince quattro volte. Si diploma, ovviamente, con il massimo dei voti.

Benjamin ha ventuno anni quando, morto suo padre, e non volendo gravare sulla famiglia, comincia a lavorare per un'azienda che cura la sonorizzazione dei documentari: è quella che viene definita “incidental music”, non esattamente colonne sonore ma commenti descrittivi a sequenze “mute”. Oltre a procurargli di che vivere, questa si rivelerà un’esperienza oltremodo utile per il suo futuro lavoro di compositore d’Opera.

Questo è il periodo degli incontri cruciali per la vita e la carriera di Britten, il primo è quello con Wystan Hugh Auden. Britten ha 22 anni, le foto dell’epoca ci mostrano un ragazzo alto e magro, con un naso importante e gli occhi semichiusi da miope senza occhiali (una via di mezzo tra Leslie Howard e il principe Carlo), Auden ha solo sei anni più di Britten ma è un leader carismatico, è già affermato come poeta ma è soprattutto a capo del Group Theatre, un movimento artistico, sorta di “scapigliatura” inglese, connotato dall’impegno pacifista, se non quasi rivoluzionario, nonché frequentato da artisti in odore di comunismo e omosessualità, come lo sono dichiaratamente lo stesso Auden e il suo compagno Chris Isherwood. Benjamin Britten, giovane di buona famiglia, schivo e riservato, è completamente travolto dalla personalità di Auden: comincia a frequentare attivamente il gruppo, per il quale scrive pure "L’inno dei pacifisti" su testo, ovviamente, di Auden.

Il secondo incontro è quello con il tenore Peter Pears. Pears ha una voce splendida e Britten comincia a scrivere brani per pianoforte e voce appositamente per le sue doti vocali. E’ l’inizio di un sodalizio artistico che si trasforma presto in una storia d’amore che durerà tutta la vita.

Nel 1939 i due raggiungono Auden che, contrario all’entrata in guerra dell’Inghilterra, si era trasferito in America. Auden ha creato a NewYork, con l’inseparabile Isherwood, quella che chiama “La Comune”: artisti di tutto il mondo (c’è anche Salvador Dalì) che vivono e lavorano insieme in uno stabile di Brooklin. Britten e Pears, dopo qualche mese, vanno ad abitare a Long Island, trovando troppo esotico e caotico vivere e lavorare nella Comune. In America Britten compone la sua prima opera (in realtà un’operetta) "Paul Bunyan" su libretto di Auden.

Nel 1942 Britten convince Pears a rientrare in Inghilterra: al loro arrivo rischiano l’arresto per diserzione, ma si dichiarano obiettori di coscienza e vengono esonerati dal servizio militare. Per due anni lavora al progetto di un'opera drammatica per grande orchestra, ispirata al poema "The Borough" di George Crabbe. L’Opera viene scelta per la riapertura del Covent Garden dopo la chiusura bellica e va in scena con il titolo di "Peter Grimes" il 7 giugno del 1945. E’ un trionfo unanime di critica e di pubblico, malgrado l’argomento non proprio rassicurante (il protagonista è un pescatore che muore suicida, accusato di aver abusato di due bambini!) e la musica raffinatissima ma decisamente innovativa e difficile. In realtà, è soprattutto il ritorno di un’opera inglese, cantata in inglese e di un autore inglese a far leva sull’orgoglio britannico e decretarne il successo: l’ultima evento simile era stata la rappresentazione di Enigma Variations di Elgar nel lontanissimo giugno del 1899.

Per Britten è un trionfo, da allora "Peter Grimes" e le altre opere successive, alla fine saranno in tutto dodici, verranno rappresentate in tutti i teatri del mondo, consacrando l’autore tra i grandi del novecento.

Britten, tranne che per i frequenti viaggi turistico-musicali, non lasciò più l’Inghilterra, si stabilì con Peter Pears ad Aldeburgh, nell’amato Suffolk in una grande villa chiamata Red House dove soleva invitare a stabilirsi i librettisti e i più stretti collaboratori durante i periodi di composizione delle opere: aveva camere sufficienti ad ospitare fino a 20 persone contemporaneamente. Con l’enorme quantità di denaro guadagnata, a parte il vezzo di concedersi una Rolls-Royce che guidava personalmente, Britten costruì un teatro, dove tuttora si svolge il Festival di Aldeburg, riservato a soli autori inglesi; fondò una casa di edizioni, la Faber Music, anch’essa mirata alla promozione degli autori britannici e istituì una serie di borse di studio per giovani musicisti meritevoli. Prima di morire costituì la Fondazione Britten, che continua ancor’oggi a gestire queste attività.

Il 12 giugno 1976 la Regina Elisabetta gli conferì, per meriti artistici, il titolo di “Lord Britten di Aldeburgh”, purtroppo non poté mai sedere alla camera dei Lord, il suo cuore generoso lo tradì la notte del 4 dicembre a soli 63 anni.


1 commento:

  1. Salve, mi piacerebbe chiederle dei consigli per una bibliografia che riguarda Britten, posso contattarla via e-mail? la ringrazio

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