giovedì 2 maggio 2013

Piccola storia del Melodramma: Capitolo XV, Cimarosa


L’altro grande autore napoletano di fine settecento è Domenico Cimarosa, che napoletano di nascita non è, in quanto nasce ad Aversa (oggi provincai di Caserta) il 17 dicembre 1749.
E’ figlio di Gennaro Cimarosa, un muratore occupato nella costruzione della Reggia di Capodimonte, che rimarrà vittima di quella che oggi definiremmo morte bianca, cadendo dal tetto del palazzo ancora in costruzione.
Da subito il giovane Domenico dimostrò di essere estremamente versato per la musica, tant'è che nel 1761 fu ammesso al Conservatorio di Santa Maria di Loreto, dove rimase undici anni studiando con Alessandro Scarlatti e Niccolò Piccinni.
Nel carnevale del 1772 debuttò come operista con la commedia per musica Le stravaganze del conte, data nella capitale partenopea al Teatro dei Fiorentini e seguita dalla farsetta Le magie di Merlina e Zoroastro, e fu l’inizio di una luminosa carriera.
I suoi intermezzi comici conquistarono Roma e di lì, con l'intermezzo L'italiana in Londra è la volta, nel 1780, della Scala di Milano, che era stata inaugurata appena due anni prima con Europa Riconosciuta di Salieri. L’anno dopo è la volta di Dresda, dove, nei primi anni ottanta, ben quattro sue opere saranno tradotte in tedesco.
A Napoli la sua fama è così fulgida che viene nominato Maestro di Cappella Reale, con grande rabbia di Paisiello.
Fino all’87 inanella un successo dietro l’altro in tutti i teatri d’Italia e, per la fama anche internazionale dovuta a Giannina e Bernardone viene chiamato da Caterina II a San Pietroburgo dove viene pure lì  nominato Maestro di Cappella Imperiale.
Cimarosa rimase in Russia tre anni componendo a ritmi forsennati, è comunque da ritenere come assolutamente falsa l'affermazione di Pompeo Cambiasi e altri biografi italiani che sostenevano che in quel periodo avesse scritto circa 500 opere!
Chiamato a Vienna da Leopoldo II (quello di Mozart), che conosceva da quando era granduca di Toscana, viene nominato Kappelmeister anche lì e messo in contatto con il librettista Giovanni Bertati, il quale era stato da poco nominato a sua volta Poeta di Corte. Questa unione generò quello che è considerato il capolavoro assoluto di Cimarosa: Il matrimonio segreto.
Questo lavoro detiene a tutt’oggi un record difficilmente battibile. Rappresentato al Burgtheater il 7 febbraio 1792, ebbe un tale strepitoso successo, che, nella stessa sera della prima, per volere dell'imperatore in persona, l'opera fu rimessa in scena per intero: unico caso nella storia dell’Opera di bis integrale.
Cimarosa ritornò a Napoli presumibilmente durante la primavera del 1793, dopo un'assenza di sei anni. Fu accolto con calore e il popolo lo acclamò al grido “è tornato o’ choiattone nuost” (è tornato il nostro grassone) giacché Cimarosa era alto quasi un metro e novanta ed era decisamente sovrappeso. Il matrimonio segreto, che fu messo subito in scena al Teatro dei Fiorentini, suscitò così tanto entusiasmo che fu replicato per ben 110 sere di fila.
Anche Cimarosa appoggiò la repubblica napoletana come Paisiello, ma lui ne scrisse addirittura l’inno, cosa che gli valse, da parte del vendicativo Re Ferdinando, la condanna a morte.


La pena, grazie all'intercessione di alcuni suoi influenti ammiratori fu commutata in esilio.
Si ritirò a Venezia, dove, l’11 gennaio 1801 morì improvvisamente di gastrite a soli 52 anni, sollevando inevitabili voci su un possibile avvelenamento da parte di emissari della monarchia napoletana. Pare invece si sia trattato, molto più prosaicamente, di tifo fulminante dovuto ad una scorpacciata di cozze.

Nessun commento:

Posta un commento