La
svolta artistica e di vita di Amadé Mozart avviene tra il 29 novembre 1780 e il
29 gennaio 1781.
Il
29 novembre 1780 muore Maria Teresa d’Austria e sale al trono di Vienna
l’Arciduca d’Austria Giuseppe II, grande appassionato d’opera.
Il
29 gennaio 1781 va in scena a Monaco l’Idomeneo re di Creta su libretto
di Varesco che riscuote un successo formidabile e meritato. Quest’opera sparirà
dal repertorio, oscurata dai successi viennesi, e sarà ripescata solo negli
anni ottanta del novecento. Nel 2005 Muti la proporrà cose opera di apertura
della stagione alla Scala.
Sull’onda
del successo di Monaco, Mozart è invitato a scrivere un’Opera per la corte di
Vienna: è il momento che aspettava da tutta la vita. Decide di
trasferirsi a Vienna malgrado il padre lo metta in guardia dalle insidie della
vita di corte e, almeno in questo caso, Leopold non ha tutti i torti. Giuseppe
II è circondato da italiani, custodi musicali dell’ortodossia dell’Opera:
Antonio Salieri è il compositore di corte, il conte Rosemberg Orsini il
potentissimo direttore dei teatri imperiali con diritto di censura su tutti i
lavori.
Diciamo
che il giovane Amadé non fa nulla per conquistarsi la benevolenza dei potenti
italiani: propone un opera in tedesco invece che in italiano, un Singspiel (opera
con parti recitate a mo’ di Opera Comique francese) in tre atti tratto da
Christoph Friedrich Bretzner: Die Entführung aus dem Serail (Il ratto dal
serraglio). L’adattamento del libretto è affidato al giovane e bravo
Gottlieb Stephanie, al quale Mozart impone numerose e sostanziali modifiche,
soprattutto nel finale, un po’ ruffiano, in cui il Sultano perdona
magnanimamente i protagonisti come un moderno monarca illuminato quale, ad
esempio, Giuseppe II.
La proposta suscita più di una reazione, una vicenda
ambientata in Turchia, in un harem e, per di più, con elementi da opera buffa
italiana non pare degna di essere rappresentata in un teatro di corte, dove
Rosemberg Orsini fa applicare rigidamente la selezione scarlattiana delle Opere
Serie.
Mozart ha però dalla sue l’Imperatore in persona,
che prova gtande simpatia per il musicista di Salisburgo e, il 30 luglio 1781,
l’opera va in scena.
E’
un successo straordinario: solo nel 1782 venne rappresentata 15 volte, l'anno
seguente ci furono rappresentazioni in quasi tutte le città d’Europa.
Da
questo momento si dipanano due vicende distinte, quella della parabola
artistica luminosa di Mozart, che toccherà il suo culmine con le tre opere
italiane in collaborazione con Lorenzo da Ponte e quella della spirale
discendente della sua esistenza terrena che lo porterà alla miseria e alla
morte nel giro di 10 anni.
Sull’onda del successo Mozart da una svolta alla
sua vita. Alla fine dell’82 si sposa con Costanza Weber, sorella minore di una
sua antica fiamma. Il padre Leopold non è d’accordo ma questo rafforza ancor
più il proposito di Amadeus che si sente ormai affrancato dalla figura che lo
ha oppresso per tutta la
vita. Con la moglie inizia a frequentare la vita mondana di
Vienna, il che lo porta a spendere ben più di quel che guadagna e ad
indebitarsi. L’attivita compositiva non può che soffrire di questa sua nuova
vita dissipata e nel 1783 lascia incompiuto un progetto L’oca del Cairo
su libretto di Varesco per dedicarsi allo Sposo deluso, che sarà
comunque lasciata a metà, ma che segna la prima collaborazione con Lorenzo da
Ponte, compagno di bagordi ma anche scrittore formidabile. In realtà i due
cominciano a lavorare alle Nozze di Figaro intravedendo le potenzialità
del testo di Beaumarchais.
Il 1786 si apre con la visita a Vienna della
sorella dell’imperatore Maria Cristina con il marito Duca di Sassonia e per
festeggiarli si allestiscono, nell’orangerie di Schonbrunn due palchi per due
opere con tema il teatro nel teatro, sul primo palco Salieri presenta in
italiano Prima la musica, poi le parole su libretto di G.B. Casti, sul
secondo Mozart allestisce Der Schauspieldirektor (l’impresario teatrale)
atto unico su libretto del fido Stephanie, poco significativo nel suo panorama
operistico.
E poi fu il travolgente finale di partita.
Dal
1787 al 1790 irrompe con la violenza di un uragano sulla scena europea la “trilogia
italiana” con Da Ponte: Le nozze di
Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte; tre opere che anticipano
di mezzo secolo la grande tradizione operistica ottocentesca.
Nel
1890 muore Giuseppe II, suo protettore. Gli succede il fratello minore Leopoldo
II e per la sua incoronazione Mozart realizza La clemenza di Tito, su libretto di Caterino Mazzolà, Opera di
scarsa ispirazione.
Con
l’avvento del nuovo Imperatore l’amministrazione delle “cose musicali” a corte
torna saldamente nelle mani di Salieri e degli italiani e il povero Mozart è
esiliato, per lavorare, nei teatri popolari.
L’impresario
Emmanuel Schikaneder gli concede il periferico Teatro Auf der Wieden per
allestire quella che resterà la sua ultima Opera, il Singspiel Die Zauberflote (Il Flauto magico).
All’alba
del 5 dicembre 1791 Wolfgang Amadeus Mozart spira; il referto medico dice “di
polmonite”. Accanto a lui, al momento del trapasso, non c’è nessuno: la moglie Costanza era tornata dai genitori portando
con sé il figlio già da un anno. Non essendoci soldi nemmeno per il funerale,
Mozart è sepolto in una fossa comune. Il suo corpo non sarà mai ritrovato.
Al
più grande musicista di tutti i tempi è negata persino una tomba.
A
sua memoria restano le 626 partiture, monumento maestoso ed eterno al suo
genio musicale.
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