domenica 5 maggio 2013

Piccola storia del Melodramma: Capitolo XVII, Mozart, parte II


La svolta artistica e di vita di Amadé Mozart avviene tra il 29 novembre 1780 e il 29 gennaio 1781.

Il 29 novembre 1780 muore Maria Teresa d’Austria e sale al trono di Vienna l’Arciduca d’Austria Giuseppe II, grande appassionato d’opera.
Il 29 gennaio 1781 va in scena a Monaco l’Idomeneo re di Creta su libretto di Varesco che riscuote un successo formidabile e meritato. Quest’opera sparirà dal repertorio, oscurata dai successi viennesi, e sarà ripescata solo negli anni ottanta del novecento. Nel 2005 Muti la proporrà cose opera di apertura della stagione alla Scala.

Sull’onda del successo di Monaco, Mozart è invitato a scrivere un’Opera per la corte di Vienna: è il momento che aspettava da tutta la vita. Decide di trasferirsi a Vienna malgrado il padre lo metta in guardia dalle insidie della vita di corte e, almeno in questo caso, Leopold non ha tutti i torti. Giuseppe II è circondato da italiani, custodi musicali dell’ortodossia dell’Opera: Antonio Salieri è il compositore di corte, il conte Rosemberg Orsini il potentissimo direttore dei teatri imperiali con diritto di censura su tutti i lavori.

Diciamo che il giovane Amadé non fa nulla per conquistarsi la benevolenza dei potenti italiani: propone un opera in tedesco invece che in italiano, un Singspiel (opera con parti recitate a mo’ di Opera Comique francese) in tre atti tratto da Christoph Friedrich Bretzner: Die Entführung aus dem Serail (Il ratto dal serraglio). L’adattamento del libretto è affidato al giovane e bravo Gottlieb Stephanie, al quale Mozart impone numerose e sostanziali modifiche, soprattutto nel finale, un po’ ruffiano, in cui il Sultano perdona magnanimamente i protagonisti come un moderno monarca illuminato quale, ad esempio, Giuseppe II.

La proposta suscita più di una reazione, una vicenda ambientata in Turchia, in un harem e, per di più, con elementi da opera buffa italiana non pare degna di essere rappresentata in un teatro di corte, dove Rosemberg Orsini fa applicare rigidamente la selezione scarlattiana delle Opere Serie.

Mozart ha però dalla sue l’Imperatore in persona, che prova gtande simpatia per il musicista di Salisburgo e, il 30 luglio 1781, l’opera va in scena.
E’ un successo straordinario: solo nel 1782 venne rappresentata 15 volte, l'anno seguente ci furono rappresentazioni in quasi tutte le città  d’Europa.

Da questo momento si dipanano due vicende distinte, quella della parabola artistica luminosa di Mozart, che toccherà il suo culmine con le tre opere italiane in collaborazione con Lorenzo da Ponte e quella della spirale discendente della sua esistenza terrena che lo porterà alla miseria e alla morte nel giro di 10 anni.

Sull’onda del successo Mozart da una svolta alla sua vita. Alla fine dell’82 si sposa con Costanza Weber, sorella minore di una sua antica fiamma. Il padre Leopold non è d’accordo ma questo rafforza ancor più il proposito di Amadeus che si sente ormai affrancato dalla figura che lo ha oppresso per tutta la vita. Con la moglie inizia a frequentare la vita mondana di Vienna, il che lo porta a spendere ben più di quel che guadagna e ad indebitarsi. L’attivita compositiva non può che soffrire di questa sua nuova vita dissipata e nel 1783 lascia incompiuto un progetto L’oca del Cairo su libretto di Varesco per dedicarsi allo Sposo deluso, che sarà comunque lasciata a metà, ma che segna la prima collaborazione con Lorenzo da Ponte, compagno di bagordi ma anche scrittore formidabile. In realtà i due cominciano a lavorare alle Nozze di Figaro intravedendo le potenzialità del testo di Beaumarchais.

Il 1786 si apre con la visita a Vienna della sorella dell’imperatore Maria Cristina con il marito Duca di Sassonia e per festeggiarli si allestiscono, nell’orangerie di Schonbrunn due palchi per due opere con tema il teatro nel teatro, sul primo palco Salieri presenta in italiano Prima la musica, poi le parole su libretto di G.B. Casti, sul secondo Mozart allestisce Der Schauspieldirektor (l’impresario teatrale) atto unico su libretto del fido Stephanie, poco significativo nel suo panorama operistico.

E poi fu il travolgente finale di partita.
Dal 1787 al 1790 irrompe con la violenza di un uragano sulla scena europea la “trilogia italiana” con Da Ponte: Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte; tre opere che anticipano di mezzo secolo la grande tradizione operistica ottocentesca.

Nel 1890 muore Giuseppe II, suo protettore. Gli succede il fratello minore Leopoldo II e per la sua incoronazione Mozart realizza La clemenza di Tito, su libretto di Caterino Mazzolà, Opera di scarsa ispirazione.

Con l’avvento del nuovo Imperatore l’amministrazione delle “cose musicali” a corte torna saldamente nelle mani di Salieri e degli italiani e il povero Mozart è esiliato, per lavorare, nei teatri popolari.
L’impresario Emmanuel Schikaneder gli concede il periferico Teatro Auf der Wieden per allestire quella che resterà la sua ultima Opera, il Singspiel Die Zauberflote (Il Flauto magico).

All’alba del 5 dicembre 1791 Wolfgang Amadeus Mozart spira; il referto medico dice “di polmonite”. Accanto a lui, al momento del trapasso, non c’è nessuno:  la moglie Costanza era tornata dai genitori portando con sé il figlio già da un anno. Non essendoci soldi nemmeno per il funerale, Mozart è sepolto in una fossa comune. Il suo corpo non sarà mai ritrovato.

Al più grande musicista di tutti i tempi è negata persino una tomba.

A sua memoria restano le 626 partiture, monumento maestoso ed eterno al suo genio musicale.

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