Lorenzo da Ponte, il
librettista del trittico italiano di Mozart, ha avuto una vita che meriterebbe
un film. Nasce in una famiglia ebrea, figlio di Geremia Conegliano e Ghella
Pincherle. Nel 1763 il padre, rimasto vedovo e desideroso di sposare una
giovane cristiana, fa convertire tutta la famiglia, che prende il nuovo cognome
da quello del vescovo che li battezza, Monsignor Da Ponte.
Dopo la morte del vescovo,
nel 1768, lascia il seminario di Ceneda per quello di Portogruaro, dove viene
ordinato sacerdote nel marzo 1773.
Subito dopo si trasferisce
a Venezia, dove però si dimostra libertino e spregiudicato, frequentando
addirittura Giacomo Casanova, e il 17 dicembre 1779 viene bandito per 15 anni
dalla Repubblica di Venezia.
Si trasferisce a Dresda,
dove il "poeta della corte sassone" Caterino Mazzolà, che più tardi
lavorerà con Mozart alla Clemenza di Tito,
lo inizia alla sua nuova attività di poeta e librettista.
Giunto a Vienna nel 1781,
per interessamento di Antonio Salieri, diventa Poeta di Corte dell'imperatore
Giuseppe II. Va ricordato che, in quegli anni, era quasi d'obbligo che le opere
avessero il libretto in italiano. Da Ponte si dimostra una macchina da lavoro in
grado di sfornare per i musicisti più in voga come Salieri e Joseph Weigl, una
quarantina di libretti di successo in italiano, ma anche in francese e in
tedesco.
È di questi anni la
collaborazione con Mozart per la creazione dei tre capolavori italiani.
Dopo la morte di Giuseppe
II, nel 1790, Da Ponte cade, come l’amico Mozart, in disgrazia presso la Corte e nel 1791 è
costretto a lasciare Vienna.
Si dirige inizialmente a
Praga, dove ritrova il vecchio amico Giacomo Casanova e poi nuovamente a
Dresda.
Dall'autunno 1792 all’estate
del 1805 vive a Londra dove scrive libretti per una compagnia operistica italiana
e fa per dieci stagioni, dal1794 al 1804, l'impresario del King's Theatre,
allestendo 28 prime; si sposa in quel periodo con Nancy Grahl, di 20 anni più
giovane.
L'attività di impresario
si risolve in un disastro finanziario che Da Ponte addebiterà, nelle sue
memorie, al socio in affari Taylor. In ogni caso il precipitare degli eventi lo
induce a lasciare il paese per trasferirsi addirittura negli Stati Uniti,
seguito in breve dalla famiglia.
Inutile notare come nel
selvaggio West ci sia scarsa necessità di librettisti. Inizialmente si
stabilisce a New York, per trasferirsi poi a Filadelfia dove apre un poco
artistico negozio di ferramenta.
Dopo 10 anni, nel 1820 arriva
a New York in tourné la compagnia di Manuel Garcia, e con lui la figlia Maria Malibran,
la più grande cantante lirica del momento. Da Ponte li va a trovare in hotel e
si fa riconoscere: ha 71 anni e in Europa nessuno ne ha mai più sentito
parlare, la Malibran è commossa: può abbracciare il librettista di Mozart!
I giornali lo celebrano,
si trasferisce a New York e qui apre una più onorevole libreria e si dedica all'insegnamento della
lingua e della letteratura italiana, fino a divenire, nel 1825, il primo
professore di letteratura italiana nella storia del Columbia College (oggi
Columbia University) a Manhattan.
Sempre nel 1825 organizza
la prima americana del Don Giovanni e da quel momento cerca, invero con scarso
successo, di promuovere la costituzione di un primo teatro operistico americano,
allestendo anche una tourné della nipote Giulia Da Ponte, in cui vengono per la
prima volta in America, proposte le musiche di Gioacchino Rossini.
Dal 1823 al 1827 pubblica
le sue Memorie in tre volumi; una loro stesura definitiva viene redatta dal
1829 al 1830. Nel 1828, a
79 anni di età, viene naturalizzato cittadino degli Stati Uniti d'America.
Muore il primo agosto 1838 a 89 anni e, come per
l’amico Mozart, anche il suo luogo di sepoltura non ci è noto: sepolti nel
vecchio cimitero cattolico di Manhattan, dietro la Old Saint Patrick's
Cathedral di Mulberry Street, i suoi resti si mescolarono a quelli di altri
quando, nel 1848, le salme furono traslate nel nuovo cimitero del Calvario a
Queens, dove oggi lo ricorda un cenotafio.
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