martedì 7 maggio 2013

Piccola storia del Melodramma: Capitolo XVIII, Lorenzo Da Ponte

Lorenzo da Ponte, il librettista del trittico italiano di Mozart, ha avuto una vita che meriterebbe un film. Nasce in una famiglia ebrea, figlio di Geremia Conegliano e Ghella Pincherle. Nel 1763 il padre, rimasto vedovo e desideroso di sposare una giovane cristiana, fa convertire tutta la famiglia, che prende il nuovo cognome da quello del vescovo che li battezza, Monsignor Da Ponte.
Dopo la morte del vescovo, nel 1768, lascia il seminario di Ceneda per quello di Portogruaro, dove viene ordinato sacerdote nel marzo 1773.
Subito dopo si trasferisce a Venezia, dove però si dimostra libertino e spregiudicato, frequentando addirittura Giacomo Casanova, e il 17 dicembre 1779 viene bandito per 15 anni dalla Repubblica di Venezia.
Si trasferisce a Dresda, dove il "poeta della corte sassone" Caterino Mazzolà, che più tardi lavorerà con Mozart alla Clemenza di Tito, lo inizia alla sua nuova attività di poeta e librettista.
Giunto a Vienna nel 1781, per interessamento di Antonio Salieri, diventa Poeta di Corte dell'imperatore Giuseppe II. Va ricordato che, in quegli anni, era quasi d'obbligo che le opere avessero il libretto in italiano. Da Ponte si dimostra una macchina da lavoro in grado di sfornare per i musicisti più in voga come Salieri e Joseph Weigl, una quarantina di libretti di successo in italiano, ma anche in francese e in tedesco.
È di questi anni la collaborazione con Mozart per la creazione dei tre capolavori italiani.
Dopo la morte di Giuseppe II, nel 1790, Da Ponte cade, come l’amico Mozart,  in disgrazia presso la Corte e nel 1791 è costretto a lasciare Vienna.
Si dirige inizialmente a Praga, dove ritrova il vecchio amico Giacomo Casanova e poi nuovamente a Dresda.
Dall'autunno 1792 all’estate del 1805 vive a Londra dove scrive libretti per una compagnia operistica italiana e fa per dieci stagioni, dal1794 al 1804, l'impresario del King's Theatre, allestendo 28 prime; si sposa in quel periodo con Nancy Grahl, di 20 anni più giovane.
L'attività di impresario si risolve in un disastro finanziario che Da Ponte addebiterà, nelle sue memorie, al socio in affari Taylor. In ogni caso il precipitare degli eventi lo induce a lasciare il paese per trasferirsi addirittura negli Stati Uniti, seguito in breve dalla famiglia.
Inutile notare come nel selvaggio West ci sia scarsa necessità di librettisti. Inizialmente si stabilisce a New York, per trasferirsi poi a Filadelfia dove apre un poco artistico negozio di ferramenta.
Dopo 10 anni, nel 1820 arriva a New York in tourné la compagnia di Manuel Garcia, e con lui la figlia Maria Malibran, la più grande cantante lirica del momento. Da Ponte li va a trovare in hotel e si fa riconoscere: ha 71 anni e in Europa nessuno ne ha mai più sentito parlare, la Malibran è commossa: può abbracciare il librettista di Mozart!
I giornali lo celebrano, si trasferisce a New York e qui apre una più onorevole  libreria e si dedica all'insegnamento della lingua e della letteratura italiana, fino a divenire, nel 1825, il primo professore di letteratura italiana nella storia del Columbia College (oggi Columbia University) a Manhattan.
Sempre nel 1825 organizza la prima americana del Don Giovanni e da quel momento cerca, invero con scarso successo, di promuovere la costituzione di un primo teatro operistico americano, allestendo anche una tourné della nipote Giulia Da Ponte, in cui vengono per la prima volta in America, proposte le musiche di Gioacchino Rossini.
Dal 1823 al 1827 pubblica le sue Memorie in tre volumi; una loro stesura definitiva viene redatta dal 1829 al 1830. Nel 1828, a 79 anni di età, viene naturalizzato cittadino degli Stati Uniti d'America.
Muore il primo agosto 1838 a 89 anni e, come per l’amico Mozart, anche il suo luogo di sepoltura non ci è noto: sepolti nel vecchio cimitero cattolico di Manhattan, dietro la Old Saint Patrick's Cathedral di Mulberry Street, i suoi resti si mescolarono a quelli di altri quando, nel 1848, le salme furono traslate nel nuovo cimitero del Calvario a Queens, dove oggi lo ricorda un cenotafio.

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