sabato 25 maggio 2013

Piccola storia del Melodramma: Capitolo XXI, Donizetti


Nel 1822 Domenico Barbaja, il responsabile del teatro San Carlo di Napoli (oggi diremmo il Sovrintendente) è nei guai. L’amico fraterno Rossini lo ha lasciato senza compositore principale e senza fidanzata in un sol colpo, fuggendo a Parigi con Isabella Colbran. Passi la fidanzata ma il compositore serve subito. I suoi osservatori lo informano su un ragazzo che sta riscuotendo grande successo a Venezia, un tal Gaetano Donizetti. Le informazioni sono devvero ottime: il giovanotto è di Bergamo, è nato in una famiglia poverissima e ha studiato musica grazie al parroco perciò verosimilmente costa poco. Per giunta ha ritmi di composizione altissimi ma non a scapito della qualità. Barbaja lo convoca e lo mette sotto contratto. Probabilmente nemmeno lo scafato impresario sospetta il reale valore di questo ragazzo altissimo, magro e taciturno, rispettoso e gentile con tutti che nel giro di pochi anni (e in presenza di un concorrente come Bellini) si imporrà sulla scena operistica italiana.
Nel giro di 16 anni Donizetti arriva a scrivere la bellezza di 40 opere, invero non tutte memorabili, tanto che una critica malevola gli affibierà il soprannome di Dozzinetti. A smentire le malelingue basterebbe solo ricordare che al periodo napoletano appartengono Anna Bolena (la prima vera opera romantica dell’ottocento), La donna del lago, L’elisir d’amore e Lucia di Lammermoor. Il 1838 è per Donizetti, che ha 41 anni, un annus horribilis, perde in un’epidemia di colera sia la giovane moglie che i due figli e, come se non bastasse, la censura gli boccia Il Poliuto e gli viene preferito Saverio Mercadante per il ruolo di direttore del Coservatorio.
Come Rossini prima di lui, anche Gaetano Donizetti abbandona Barbaja e Napoli, e, proprio su invito di Don Gioachino, si trasferisce a Parigi dove trionfa con i capolavori della maturità: La figlia del regimento, La favorita e Don Pasquale. Nel 1845 si manifestano i primi sintomi di follia che si scoprirà dipendere dalla sifilide. Ricoverato per tre lunghi anni nel manicomio d'Ivry-sur-Seine, ne uscirà solo per esser portato a morire nella sua Bergamo nel marzo del 1848: si spegnerà lì l’otto di aprile a soli 51 anni.

Donizetti ci ha lasciato in totale 65 opere complete, la più rappresentata è il Don Pasquale, da cui è tratto il filmato qui sotto. L’inizio dell’aria, affidato in maniera inconsueta ad un malinconicissimo assolo di tromba, ispirò, per sua stessa ammissione, a Nino Rota il tema del Padrino II con cui vinse l’Oscar.
Altro che Dozzinetti…


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