Se
mi chiedessero di cambiare la mia vita con quella di un musicista a piacere non
avrei dubbi, sceglierei Gioachino Rossini. Visse per 76 intensissimi anni
concedendosi tutto quello che desiderava. Nasce a Pesaro in una famiglia
modesta ma non povera. Esordisce a Venezia con l’opera buffa La cambiale di matrimonio che ne
sancisce l’immediato successo. Si mette in luce, oltre che per la precocità del
genio, soprattutto per la folgorante prolificità, mettendo in scena 14 opere in
soli 4 anni!! Il Turco in Italia
conquista l’impresario scaligero Domenico Barbaja, che lo vuole con sé come
autore principale a Napoli, dove è stato chiamato a dirigere il San Carlo.
Dal
1815 al 1822 è proprio a Napoli (con qualche escursione a Roma) che compone i
suoi lavori più famosi, giusto per citarne qualcuno, sono di questo periodo Il barbiere di Siviglia, La gazza ladra e La donna del lago.
Ha
trent’anni ed è ricchissimo e realizzato quando si innamora della donna di
Barbaja, la (pare) bellissima Isabella Colbran, di 7 anni più anziana di lui, e
scappa con lei a Parigi. Prima di lasciare definitivamente l’Italia, trova
tempo ancora per mettere in scena a Venezia la colossale Semiramide.
Dal
1824 si stabilisce a Parigi dove è accolto come un idolo. In 5 anni mette in
scena altrettante opere, l’ultima delle quali è il celeberrimo Guglielmo Tell.
E’
il 1839, Rossini ha 37 anni e, misteriosamente, decide di abbandonare l’opera
lirica, il Tell resterà l’ultima.
Per
altri 29 anni si dedicherà all’altra sua grande passione: la cucina, oltre a
dirigere il Theatre des italiennes in cui inviterà i grandi musicisti italiani
come Donizetti e Bellini. Scriverà ancora musica non operistica, quelli che
chiamerà i suoi “peccati di vecchiaia” tra cui spiccheranno lo Stabat Mater e la Petite
Messe Solemnelle.
Morirà
di cancro nella sua sfarzosa villa di Passy il 13 novembre 1868 assistito dalla
seconda moglie Olympe Pélissier, sposata dopo la morte della Colbran nel ’46.
Per anni si è vulgata una leggenda che voleva Mozart aver inscenato la propria
morte per sfuggire ai creditori ed esser poi stato il Gohst Writer di Rossini
fino alla vera morte nel 1823 (avrebbe avuto 64 anni), spiegando così
l’improvvisa crisi operistica di Rossini. Storia suggestiva ma, ahimé,
completamente falsa.
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