Il
‘700 si apre e si chiude con due grandi musicisti di lingua tedesca: abbiamo
visto il grande Hendel, all’inizio, troviamo l’immenso Mozart alla fine.
Per
la critica musicale mondiale Wofgang Amadeus Mozart è unanimemente il più
grande musicista mai vissuto sulla terra.
A
conforto di questa impegnativa dichiarazione possiamo prendere in esame alcuni
freddi dati, che, per loro natura, non mentono mai:
Scrisse
la prima composizione a 5 anni (minuetto per tastiera in sol maggiore).
La
prima sonata a 6 anni (pianoforte e violino in do maggiore)
La
prima sinfonia a 9 (Numero 1 in
mi bemolle maggiore).
La
prima opera, l’intermezzo Apollo et Hyacinhtus su libretto in latino di
Rufinus Wild, a 11 anni.
Ludwig
von Kochel, che ha catalogato (Kochel Verzeichnis) per cronologia
di composizione tutti i lavori di Mozart, assegna all’ultimo, il requiem, il
numero 626. Mozart visse 35 anni e, pur sapendo che la K1 fu composta a soli 5
anni, 626 opere in 30 anni è una media spropositata. Basti pensare che
Beethoven che visse ventun anni di più, porta in catalogo 138 lavori certi, che
salgono a 205 nel catalogo Kinsky-Halm che conteggia, per ammissione degli
stessi curatori, anche lavori di incerta attribuzione.
La
quantità normalmente non è indice statistico di qualità, se mai vale spesso il
contrario; la grandezza di Mozart sta invece proprio qui, nell’abbinare a una
facilità compositiva stupefacente una qualità musicale tanto grande e
innovativa da sbalordire ad ogni ascolto anche oggi, a oltre duecento anni
dalla composizione.
Le
vite dei grandi artisti sono spesso segnate da un episodio o un incontro che ne
diventano il cardine, ne determinano la svolta. Per Mozart
la figura chiave è sicuramente quella paterna, figura che lo condizionerà nel
bene e nel male, nel successo e nella rovina.
Leopold
Mozart a metà del settecento è compositore ed insegnante di musica con
l'incarico di vice KappellMeister a Salisburgo, presso la corte dell'arcivescovo
Anton Firmiane ed è sposato con Anna Maria Pertl. Il 27 Gennaio 1756 nasce il
loro ottavo figlio che viene battezzato Joannes Chrisostomus (che ricorre in
quella data) Wofgang (in omaggio al nonno materno) Teofilo (come il padrino di
battesimo Teofilo Pergmayr). Il padre lo chiamerà nei primi anni affettuosamente
Wolferl (lupetto), crescendo il ragazzo preferirà la traslitterazione latina di
Teofilo Amadeus, che francesizzerà in Amadé dopo il 1771. Su sette figli nati
dal matrimonio sopravvivono al primo anno di vita solo Marianna, di cinque anni
maggiore e Amadeus.
Leopold
Mozart si accorge subito della recettività musicale del piccolo Amadeus: a tre
anni batteva i tasti del clavicembalo, a quattro suonava già brevi pezzi, a
cinque compone il minuetto K1.
In
una lettera ad un amico di Augusta, Johann Jakob Lotter, Leopold definisce suo
figlio "Il miracolo che Dio ha fatto
nascere a Salisburgo" e pertanto si sente in dovere di far conoscere
il miracolo a tutto il mondo e magari di trarne qualche profitto.
Al
posto di un’infanzia il piccolo Mozart ha una tourné: praticamente per 10 anni
dal ’63 al ’73 Leopold Mozart porta il suo gioiello in giro per tutte le corti
d’Europa ad esibirsi prima come enfant prodige al pianoforte, poi, dopo i dieci
anni, anche come compositore. E’ a Monaco, Parigi, Napoli, Milano, Roma; conosce
Bach, Paisiello, Hasse (che dichiarerà
“Questo ragazzo ci farà dimenticare tutti”), Piccinni e Parini (che gli scriverà il libretto dell’Ascanio in Alba). Nel 1770 tiene un concerto privato per
papa Clemente XIV che lo insignisce dello Speron d’oro.
Le
lettere che Leopold scrive agli amici di Salisburgo raccontano l'universale
ammirazione riscossa dai prodigi di suo figlio, ma si capisce che quello
realmente felice è lui.
In realtà delle otto opere giovanili l’unica che si
segnala per un certo successo è il Lucio Silla (libretto di de Gamerra da Metastasio) che
viene eseguita a Milano nel 1772.
Ormai, si fa per dire, diciassettenne, Mozart
rientra a Salisburgo. Suo padre ha capito che il ragazzo è troppo “vecchio” per
fare il bambino prodigio, non è riuscito a sistemarlo presso le corti più
importanti e vuole trovargli una sistemazione a Salisburgo, magari alla corte
dell’arcivescovo che ora è l’odioso
Hyeronimus Colloredo. Il giovane Amadeus è però sempre più insofferente alla
meticolosa programmazione che il padre vuole fare della sua vita e chiede di
andare a Parigi per provare a sfondare lì; Leopold acconsente ma lo fa
accompagnare dalla mamma. Dopo l’esecuzione pubblica della sua prima sinfonia
parigina, la madre si ammala improvvisamente e muore: fine del sogno parigino e
rientro a Salisburgo. Leopold corona il sogno di vedere suo figlio assunto a
corte come assistente musicale (per quanto con paga equiparata ai giovani di
cucina…), e progetta di indirizzarlo verso una tranquilla carriera di KappelMeister,
ma Amadeus non ci sta: ha 20 anni e, soprattutto, ha preso coscienza delle
proprie capacità musicali e Salisburgo gli sta decisamente stretta. E non ne
può più della vicinanza ossessiva di questo padre ingombrante che, da quando è
venuto al mondo gli è stato col fiato sul collo.
Continua
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