lunedì 8 aprile 2013

La magia senza tempo di Irving Berlin

Nel 1935 Mark Sandrich firma Top Hat che in italiano uscirà con il titolo di Cappello a cilindro, tradotto letteralmente dall'originale inglese. I portagonisti in carne ed ossa del film sono Fred Astaire e Ginger Rogers mentre la protagonista assoluta è la musica di Irving Berlin. Nato da immigrati ebrei bielorussi (il suo vero nome era Izrail’ Moiseevič Bejlin) Berlin divenne, con George Gershwin, il più celebre e prolifico autore di musical. Autentiche perle della sua lunghissima carriera (morì a 101 anni) furono però due canzoni non scritte per Broadway: God Bless America, che divenne quasi un secondo inno americano, e Withe Chrismas che, nella sola versione di Bing Crosby, fu il primo disco a vendere più di 30 milioni di copie. Il brano più famoso di Cappello a cilindro fu indubbiamente Cheek to Cheek (guancia a guancia) ballato e cantato dai protagonisti con funambolica leggerezza. A testimonianza della traccia profonda lasciata nell'immaginario cinematografico da questa sequenza basta ricordare due celeberrime citazioni.

Nel film Il miglio verde (Frank Darabont, 1999) l'enorme nero Coffey (Michael Duncan), condannato ingiustamente a morte, chiede come ultimo desiderio di poter andare al cinema perché non c'è mai stato. Il capo delle guardie Paul Edgecombe (Tom Hanks) gli organizza una proiezione notturna nel carcere e la scena che commuoverà l'omone (e gli spettatori) sarà proprio la sequenza di Cheek to Cheek.






Già nel 1985, Woody Allen aveva usato il celeberrimo balletto nel finale della Rosa purpurea del Cairo, in cui regala all'allora moglie Mia Farrow uno dei primi piani più intensi e delicati della storia del cinema, sorprendendola a passare dal pianto al riso solo per merito della musica di Berlin.









 Magia senza tempo di un grande Maestro.


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