Lo stesso anno della
Dfane (1597) e quello successivo, vanno in scena altre due proto-opere
ma di autori non appartenenti alla camerata ‘De Bardi, che proprio in quegli
anni ha cambiato il nome in “Camerata Fiorentina” a seguito del trasferimento
nel più grande palazzo di Jacopo Corsi. Entrambi gli autori di questi lavori
sono monaci e, in qualche modo, antagonisti alle idee della Camerata. Il primo
è il modenese Orazio Vecchi, grande madrigalista, che mette in scena a
Venezia L’Amphiparnaso o Li disperati contenti, che, se da
un lato rappresenta un passo indietro musicalmente, in quanto completamente
polifonico con personaggi interpretati da un gruppo di voci, è pero la prima
rappresentazione a tema popolare, i personaggi, cioè, sono quelli della
commedia dell’arte, con tanto di Pantalone che parla in veneziano.
L’altro autore è il
bolognese Adriano Banchieri, che presenta sempre a Venezia nel 1598 La
pazzia senile, dramma madrigalesco su testo proprio. Questo è spesso
citato come primo esempio di melodramma comico anche se il libretto appare
povero e, sovente, addirittura triviale, con buona pace del saio indossato
dall’autore. Anche scenicamente abbiamo qui un passo indietro, l’opera è
interpretata da mimi mentre il coro polifonico è nascosto con l’orchestra
dietro le quinte. Anche qui maschere: con Pantalone c’è pure Balanzone, nella
trama, però, per la prima volta compare uno stilema classico del melodramma: il
vecchio gabbato dai giovani amanti, proprio come nel Barbiere di Siviglia
e nel Don Pasquale.
L’accoppiata Peri-Rinuccini
torna in scena il 6 ottobre1600 e l’occasione è di quelle importanti: le nozze
tra Maria ‘de Medici e Filippo IV di Francia. L’opera è Euridice
ed è allestita a Palazzo Pitti.
Questa volta forse
ci siamo, questo è davvero il primo tentativo di opera compiuta. Il libretto in
versi di 790 righe di Rinuccini presenta finalmente personaggi che
interagiscono tra loro, la linea melodica di Peri è strettamente connessa con
il testo e sottolinea le emozioni dei personaggi, e, soprattutto, l’alternarsi
di recitativi e di arie ci portano dritti allo spirito del melodramma come noi lo conosciamo. Jacopo
Peri, che per i capelli rossi era detto “Lo Zazzerino”, e pare fosse un ottimo
cantante, si riserva il ruolo di Orfeo. L’orchestra, termine forse impegnativo per
un organico di quattro elementi, era composta da un clavicembalo, un
chitarrone, una lira e un liuto e, come d’uso, era nascosta dietro il palco.
Curiosamente Ottavio Rinuccini, vista l’occasione gioiosa della prima e
sembrandogli di cattivo gusto mostrare in scena un protagonista che rimane
vedovo ad una festa di nozze, modificò la trama di Orfeo e Euridice,
introducendo un inconsueto lieto fine con Plutone che si fa commuovere da Orfeo
e gli restituisce la sposa.
Il libretto di
Rinuccini piacque tanto che, nel 1602, sempre a Palazzo Pitti, fu rimusicato,
questa volta da Giulio Caccini, detto “il Romano”, benché per precisione
fosse di Tivoli. Fa qui la sua comparsa una situazione tipo della lirica, la
sana rivalità tra compositori, che farà spesso in futuro da motore propulsivo
per la storia dell’opera. I due, in realtà sono amici e se Peri ha avuto il
privilegio di essere rappresentato alle “nozze del secolo” è Caccini che
diverrà certamente più famoso, perché pubblicherà il suo lavoro prima del rivale
insieme con il saggio Nuove Musiche, in cui teorizza l’abbellimento,
cioè “del se e del quando un cantante possa, di sua volontà, intervenire sulla
partitura”, argomento di notevole attualità anche nei secoli a venire. Caccini,
che è anche un ottimo cantante, è richiesto fuori dall’ambiente mediceo,
soprattutto a Roma e Parigi, dove è proprio Maria ‘de Medici, ora regina di
Francia, a volerlo espressamente. Caccini è diventato la prima star della
storia dell’opera, ma il suo contributo non termina qui, sarà anche il padre
della prima…prima donna, Francesca Caccini, detta “la Cecchina”, che,
con Vittoria Archilei, detta “la Romanina”, furono i soprano più ricercati di
questo periodo.
Il melodramma,
uscito da casa Bardi, cominciò a diffondersi col favore crescente del pubblico
prendendo due direzioni opposte: a sud, Roma e a est, Venezia.
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