Pietro Trapassi nasce
a Roma il 3 gennaio 1698 ed è figlio
di un droghiere.
Da piccolissimo si scopre una formidabile dote: sa
comporre vesi a braccio e improvvisa a soggetto per strada, guadagnandosi molta
ammirazione e pochi soldi dai passanti. Due letterati di fama, Vincenzo Gravina
e Mario Lorenzini, lo notano mentre si esibisce in queste poesie improvvisate e
Gravina è impressionato a tal punto che decide di farlo
studiare. Praticamente lo adotta, e lo fa partecipare a certami di
improvvisazione nei salotti buoni di Roma. E’ in quel periodo che Gravina
decide di ellenizzare il nome del suo protetto mutandolo da Trapassi in
Matestasio, dal greco “metastasis” cioè passaggi, quando il termine ancora non
aveva quel sinistro significato che la moderna oncologia gli ha attribuito.
Gravina e Lorenzini hanno visto giusto: il giovanotto è
sveglio e a 12 anni traduce già l’iliade in ottave. A 16 anni prende i voti ma
la carriera ecclesiastica non fa per lui e a 18 lascia il seminario.
Gravina lo porta con sé a Napoli che, come abbiamo visto,
è la vera capitale della musica e il giovane Pietro rimane stregato
dall’ambiente.
Nel 1718 il suo protettore muore improvvisamente
lasciandolo però erede di 18.000 scudi che rappresentano una bella somma (un
700.000 Euro di oggi).
Va a studiare legge da un celebre avvocato Lodovico
Castagnola, cui morendo Gravina l’ha affidato.
E’ allora che scriva il suo primo libretto, Gli orti
esperidi che viene musicato
da Nicola Porpora, ma l’arte mal si concilia con l’avvocatura e Metastasio non firma
il lavoro che viene dato anonimo.
La protagonista femminile dell’Opera è Marianna Bulgarelli
detta La Romanina, che rimane così colpita dal testo da costringerlo a venire
allo scoperto. Conosciutolo gli assicura che, se lascerà la carriera forense
per quella di scrittore, avrà un futuro assicurato.
Metastasio si fa convincere e si trasferisce a Roma, in
casa della Romanina e di suo marito (che non sappiamo quanto fosse contento di
questo), dove rimarrà 10 anni e conoscerà i principali compositori dell’epoca
che frequentano la casa, quali Johann Adolf Hasse, Giovan Battista Pergolesi,
Alessandro Scarlatti, Leonardo Vinci, Leonardo Leo, Francesco Durante e
Benedetto Marcello. E per loro comincia a scrivere quelli che definisce
melodrammi, cioè testi pensati esplicitamente per essere musicati in arie e
recitativi: è nato così il primo librettista. Nel 1724 per Domenico Sarro
scrive la Didone abbandonata che
detiene a tutt’oggi il record di libretto più musicato: saranno 63 gli autori
che si cimenteranno con quei versi nell’arco di circa cento anni (l’ultimo sarà
Saverio Mercadante nel 1824)
Roma, e la romanina, cominciano a stargli stretti, la sua
fama ha varcato i confini d’Italia e quando da Vienna gli viene offerto il
posto di Poeta di Corte lasciato libero da Apostolo Zeno, lui decide di
accettare e la Bulgarelli a malincuore lo lascia partire. Per giunta lui le
lascia a carico il padre, la madre e una sorella… E’ il 1730, Pietro Metastasio
non tornerà più a Roma.
A Vienna scrive le sue opere più rinomate che vengono
musicate dagli autori più famosi del mondo che se le contendono letteralmente. I
temi sono tutti storico-mitologici: Adriano,
Demetrio, Issipile. Demofonte, Olimpiade, Clemenza di Tito, Achille in Sciro,
Temistocle, Attilio Regolo.
Achille in Sciro
musicata dal fido Domenico Sarro sarà l’Opera di apertura del nuovo Teatro San Carlo di Napoli nel 1737.
Vivrà a Vienna il resto della vita tra agi e
soddisfazioni. Solo alla fine subentrerà un po’ di malinconia per la notizia
dalla morte della Romanina e per il rifiuto dei giovani autori, incluso Mozart
che comunque aveva musicato nel ’72 Lucio
Silla, per i suoi versi considerati non a torto ormai superati. Si spegnerà
nella sua sontuosa casa di Vienna il 12 aprile 1782.
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