giovedì 25 aprile 2013

Piccola storia del Melodramma: Capitolo IX Pietro Trapassi detto il Metastasio


Pietro Trapassi nasce a Roma il 3 gennaio 1698 ed è figlio di un droghiere.
Da piccolissimo si scopre una formidabile dote: sa comporre vesi a braccio e improvvisa a soggetto per strada, guadagnandosi molta ammirazione e pochi soldi dai passanti. Due letterati di fama, Vincenzo Gravina e Mario Lorenzini, lo notano mentre si esibisce in queste poesie improvvisate e
Gravina è impressionato a tal punto che decide di farlo studiare. Praticamente lo adotta, e lo fa partecipare a certami di improvvisazione nei salotti buoni di Roma. E’ in quel periodo che Gravina decide di ellenizzare il nome del suo protetto mutandolo da Trapassi in Matestasio, dal greco “metastasis” cioè passaggi, quando il termine ancora non aveva quel sinistro significato che la moderna oncologia gli ha attribuito.
Gravina e Lorenzini hanno visto giusto: il giovanotto è sveglio e a 12 anni traduce già l’iliade in ottave. A 16 anni prende i voti ma la carriera ecclesiastica non fa per lui e a 18 lascia il seminario.
Gravina lo porta con sé a Napoli che, come abbiamo visto, è la vera capitale della musica e il giovane Pietro rimane stregato dall’ambiente.
Nel 1718 il suo protettore muore improvvisamente lasciandolo però erede di 18.000 scudi che rappresentano una bella somma (un 700.000 Euro di oggi).
Va a studiare legge da un celebre avvocato Lodovico Castagnola, cui morendo Gravina l’ha affidato.
E’ allora che scriva il suo primo libretto, Gli orti esperidi che viene musicato da Nicola Porpora, ma l’arte mal si concilia con l’avvocatura e Metastasio non firma il lavoro che viene dato anonimo.
La protagonista femminile dell’Opera è Marianna Bulgarelli detta La Romanina, che rimane così colpita dal testo da costringerlo a venire allo scoperto. Conosciutolo gli assicura che, se lascerà la carriera forense per quella di scrittore, avrà un futuro assicurato.
Metastasio si fa convincere e si trasferisce a Roma, in casa della Romanina e di suo marito (che non sappiamo quanto fosse contento di questo), dove rimarrà 10 anni e conoscerà i principali compositori dell’epoca che frequentano la casa, quali Johann Adolf Hasse, Giovan Battista Pergolesi, Alessandro Scarlatti, Leonardo Vinci, Leonardo Leo, Francesco Durante e Benedetto Marcello. E per loro comincia a scrivere quelli che definisce melodrammi, cioè testi pensati esplicitamente per essere musicati in arie e recitativi: è nato così il primo librettista. Nel 1724 per Domenico Sarro scrive la Didone abbandonata che detiene a tutt’oggi il record di libretto più musicato: saranno 63 gli autori che si cimenteranno con quei versi nell’arco di circa cento anni (l’ultimo sarà Saverio Mercadante nel 1824)
Roma, e la romanina, cominciano a stargli stretti, la sua fama ha varcato i confini d’Italia e quando da Vienna gli viene offerto il posto di Poeta di Corte lasciato libero da Apostolo Zeno, lui decide di accettare e la Bulgarelli a malincuore lo lascia partire. Per giunta lui le lascia a carico il padre, la madre e una sorella… E’ il 1730, Pietro Metastasio non tornerà più a Roma.
A Vienna scrive le sue opere più rinomate che vengono musicate dagli autori più famosi del mondo che se le contendono letteralmente. I temi sono tutti storico-mitologici: Adriano, Demetrio, Issipile. Demofonte, Olimpiade, Clemenza di Tito, Achille in Sciro, Temistocle, Attilio Regolo.
Achille in Sciro musicata dal fido Domenico Sarro sarà l’Opera di apertura  del nuovo Teatro San Carlo di Napoli nel 1737.
Vivrà a Vienna il resto della vita tra agi e soddisfazioni. Solo alla fine subentrerà un po’ di malinconia per la notizia dalla morte della Romanina e per il rifiuto dei giovani autori, incluso Mozart che comunque aveva musicato nel ’72 Lucio Silla, per i suoi versi considerati non a torto ormai superati. Si spegnerà nella sua sontuosa casa di Vienna il 12 aprile 1782.

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