sabato 20 aprile 2013

Piccola storia del Melodramma - Intermezzo: Stradella, un finale genovese

Alessandro Stradella, era un uomo bellissimo e lo si può considerare sicuramente il primo esempio nel mondo dell'Opera di autore “maledetto” e talento dissipato, tipologia che ha avuto, purtroppo, numerosi epigoni. Nato a Nepi nel 1639, studia a Roma specializzandosi in canto e musica sacra. Per alcuni critici è il vero inventore del Concerto Grosso, termine usato però per la prima volta da Corelli. Nel 1667 lo troviamo a Venezia,dopo esser fuggito rocambolescamente da Roma a causa delle sue scandalose relazioni amorose con la moglie di un nobile. A Venezia trova lavoro come cantante e compositore al teatro San Zanipolo. Un nobile veneziano, rimasto anonimo, lo ingaggiò per dare lezioni di canto all’amante, non sapendo evidentemente con chi aveva a che fare. Stradella si innamorò della donna ricambiato e i due fuggirono insieme a Roma. Il nobile, estremamente geloso, ingaggiò per 300 pistole (moneta estremamente adatta all'uopo), due sicari, che lo trovarono in San Giovanni in Laterano, mentre cantava in un oratorio. La leggenda vuole che i due, impressionati e commossi dalla voce dello Stradella, lo avvicinassero a fine serata, non già per ammazzarlo, ma per avvisarlo del pericolo incombente. I sicari tornarono a Venezia riferendo di non averlo trovato, mentre Stradella con la giovane Hortensia, intanto diventata sue moglie, scappò la sera stessa con destinazione Torino.
La drammatica vicenda ha un finale genovese. Nel 1678 il musicista è infatti chiamato a Genova per allestire al Teatro Falcone la Forza dell’amor paterno. E’ un grande successo ma è anche la sua sentenza di morte: l’eco del successo giunge a Venezia, il nobile (cui va riconosciuta una certa tenacia, sono passati dieci anni dal tradimento...) assolda nuovamente dei sicari, questa volta verosimilmente meno sensibili all’arte che raggiungono Stradella a Genova, sorprendendolo nella sua casa di Via Ponte Reale la notte del 25 febbraio 1682. Hortensia cade subito sotti i colpi di pugnale mentre Stradella, ferito a morte, esce in strada e cerca di rifugiarsi nella chiesa di San Pietro a Banchi per chiedere asilo. Viene raggiunto dai suoi assasini e finito sulla scalinata del sagrato. La vicenda è talmente adatta ad un opera che diverrà soggetto di ben tre allestimenti, il più famoso dei quali è quello di Von Flutow Alessandro Stradella del 1844.

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