Francesco Cavalli
Abbiamo già
incontrato, parlando di teatri, i due nomi più grandi della scuola veneziana
Cavalli e Monteverdi. Di Francesco Cavalli abbiamo già detto che fu impresario
con la sua compagnia del teatro San Cassian, ma fu anche rinomato compositore.
Nato a Crema, che allora era in veneto, si chiamava Pier Francesco
Caletti-Bruni. Fu notato per il talento musicale dal nobile veneziano Federico
Cavalli quando questi era governatore di Crema, che lo portò a Venezia per
farlo studiare con Monteverdi e gli diede poi il suo cognome. Fu il compositore
che ebbe maggior successo in città, dove si arrivò a rappresentare fino a 5 sue
opere contemporaneamente. L’apice della fama lo toccò quando il cardinale
Mazzarino lo volle a Parigi perché allietasse con una sua opera il matrimonio
di Luigi XIV con Maria Teresa d’Austria. L’opera avrebbe dovuto essere l’Ercole
amante, ma i ritardi nei lavori per il Theatre des machines alle Tuileries
dell’architetto Gaspare Vigarani, unico teatro atto a contenere la formidabile
macchina scenica progettata, costrinsero Cavalli a ripiegare su una sua
creazione del ’47 Xerse che fu allestita nella sala delle cariatidi al
Louvre, ma con scarso successo: ecco il primo fiasco della storia della litica.
Tanto per ricordarci che
siamo nello sfarzoso barocco, l’oscar per l’opera più megalomane va sicuramente
ad un altro italiano, l’aretino Marc’Antonio Cesti, (dove curiosamente Marc sta
per marchese!) il suo Pomo d’oro, composto per il matrimonio di Leopoldo
I imperatore con l’infanta di Spagna Margherita Teresa il 12 dicembre 1666 a Vienna, prevedeva 5
atti e sessantasette scene e costò 100.000 talleri reali (equivalenti a circa
10 milioni di euro). Non fu mai più rappresentata.
Claudio
Monteverdi
Claudio
Monteverdi è stato senza dubbio il compositore italiano più importante del secolo e il primo grande autore d'opera lirica.
Il
suo lavoro di compositore segna il passaggio dalla musica rinascimentale alla
musica barocca. Allievo di Marc'Antonio Ingegneri, nel 1589 Monteverdi fu
assunto alla corte di Mantova in qualità di corista e violinista e nel 1603 fu
nominato dal duca Vincenzo Gonzaga maestro di cappella. Fino al suo
quarantesimo compleanno lavorò principalmente su madrigali, componendo in tutto
otto libri. Dalla monodia nel madrigale, con la sua enfasi su chiare linee
melodiche, testo intelleggibile ed una placida musica di accompagnamento, fu un
passo logico iniziare a comporre opere, specialmente per un compositore incline
alla drammaticità che amava anche gli effetti sontuosi.
Nel
1607 Monteverdi compose la sua prima opera, L'Orfeo,
su libretto di Alessandro Striggio il giovane. A quell'epoca era normale per i
compositori creare lavori su richiesta per occasioni speciali e quest'opera era
intesa ad aggiungere lustro al carnevale annuale di Mantova. Questo lavoro è il primo esempio in cui un compositore assegna
specifici strumenti a singole parti, ed è anche una delle prime grandi opere
delle quali ci è pervenuta l'esatta composizione della strumentazione per la
prima: 2 clavicembali, 2 contrabbassi, 10 viole, 1 arpa, 2 violini, 2
chitarrone, 2 organi di legno, 2 bassi di gamba, 4 tromboni, 1 regale, 2
cornetti,1 flauto, 1 clarino, 3 trombe. La trama è
descritta in vivide immagini musicali che si sposano ai dialoghi dando luogo
alla prima interpretazione realmente drammatica sulla scena. La divisione delle
parti vocali è destinata a segnare il futuro del genere.
Della
sua seconda opera: Arianna, su libretto di Rinuccini, resta solo il
celeberrimo lamento, ispirato dalla perdita della moglie
Claudia. Assillato
dalle pressanti e poco remunerative commissioni del duca Vincenzo Gonzaga
Monteverdi si reca a Roma nel 1610 col proposito di donare al Papa Paolo V il Vespro
della Beata Vergine. La speranza che lo anima, espressa in uno scambio epistolare
con il cardinale Ferdinando Gonzaga, è di ottenere un posto gratuito al
Seminario Romano per il figlio e per sé una nuova sistemazione. Le aspettative andarono deluse ma l'occasione si sarebbe ripresentata nel 1613.
In quell'anno Monteverdi, infatti, fu nominato, dai Procuratori della Serenissima
Repubblica Veneta, direttore musicale della Basilica di San Marco a Venezia, dove ben presto fece
rinascere il coro, che era in declino sotto il suo predecessore.
Qui egli completò pure il sesto, settimo ed ottavo libro di madrigali. L'ottavo è il più
grande, e contiene lavori scritti in un periodo di 30 anni, compresa la scena
drammatica Combattimento tra Tancredi e Clorinda (1624), su
libretto di Torquato Tasso, nella quale l'orchestra e le voci formano due
entità separate, che agiscono come copia una dell'altra in una sorta di protostereofonia. Probabilmente
Monteverdi fu ispirato a provare questo arrangiamento dalle due balconate
opposte di San Marco, che avevano ispirato musica simile ad altri compositori,
come Giovanni Gabrieli. Ciò che fa spiccare questa composizione sulle altre, è
il primo utilizzo del tremolo (la veloce ripetizione dello stesso tono) e del
pizzicato (pizzicare le corde con le dita) per ottenere "effetti speciali" nelle
scene drammatiche.
Durante gli ultimi anni di vita Monteverdi si ammalò, ma ciò non lo
tenne lontano dalla composizione dei suoi due ultimi capolavori operistici: Il ritorno di Ulisse in patria (1641), e l'opera storica
(la prima) L'incoronazione di Poppea (1642). L'Incoronazione, su
libretto di Busenello è
considerata il punto culminante del lavoro di Monteverdi. Essa
contiene scene tragiche e comiche (un nuovo sviluppo dell'opera), un ritratto
più realistico dei personaggi, e melodie più calde, che non si erano mai sentite
prima. Richiedeva un'orchestra più piccola, ed un ruolo meno prominente del
coro. Questo lavoro ebbe anche una considerevole influenza sullo sviluppo della
musica per chiesa, le messe in particolare. Monteverdi compose almeno diciotto opere, delle
quali solo l'Orfeo, l'Incoronazione, Il Ritorno, e la famosa aria "Lamento di Arianna", dalla sua
seconda opera - appunto, L'Arianna -
sono sopravvissute.
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