venerdì 19 aprile 2013

Piccola storia del Melodramma - Capitolo IV: i primi Big

Francesco Cavalli 
Abbiamo già incontrato, parlando di teatri, i due nomi più grandi della scuola veneziana Cavalli e Monteverdi. Di Francesco Cavalli abbiamo già detto che fu impresario con la sua compagnia del teatro San Cassian, ma fu anche rinomato compositore. Nato a Crema, che allora era in veneto, si chiamava Pier Francesco Caletti-Bruni. Fu notato per il talento musicale dal nobile veneziano Federico Cavalli quando questi era governatore di Crema, che lo portò a Venezia per farlo studiare con Monteverdi e gli diede poi il suo cognome. Fu il compositore che ebbe maggior successo in città, dove si arrivò a rappresentare fino a 5 sue opere contemporaneamente. L’apice della fama lo toccò quando il cardinale Mazzarino lo volle a Parigi perché allietasse con una sua opera il matrimonio di Luigi XIV con Maria Teresa d’Austria. L’opera avrebbe dovuto essere l’Ercole amante, ma i ritardi nei lavori per il Theatre des machines alle Tuileries dell’architetto Gaspare Vigarani, unico teatro atto a contenere la formidabile macchina scenica progettata, costrinsero Cavalli a ripiegare su una sua creazione del ’47 Xerse che fu allestita nella sala delle cariatidi al Louvre, ma con scarso successo: ecco il primo fiasco della storia della litica. 
Tanto per ricordarci che siamo nello sfarzoso barocco, l’oscar per l’opera più megalomane va sicuramente ad un altro italiano, l’aretino Marc’Antonio Cesti, (dove curiosamente Marc sta per marchese!) il suo Pomo d’oro, composto per il matrimonio di Leopoldo I imperatore con l’infanta di Spagna Margherita Teresa il 12 dicembre 1666 a Vienna, prevedeva 5 atti e sessantasette scene e costò 100.000 talleri reali (equivalenti a circa 10 milioni di euro). Non fu mai più rappresentata.

Claudio Monteverdi 
Claudio Monteverdi è stato senza dubbio il compositore italiano più importante del secolo e il primo grande autore d'opera lirica. 
Il suo lavoro di compositore segna il passaggio dalla musica rinascimentale alla musica barocca. Allievo di Marc'Antonio Ingegneri, nel 1589 Monteverdi fu assunto alla corte di Mantova in qualità di corista e violinista e nel 1603 fu nominato dal duca Vincenzo Gonzaga maestro di cappella. Fino al suo quarantesimo compleanno lavorò principalmente su madrigali, componendo in tutto otto libri. Dalla monodia nel madrigale, con la sua enfasi su chiare linee melodiche, testo intelleggibile ed una placida musica di accompagnamento, fu un passo logico iniziare a comporre opere, specialmente per un compositore incline alla drammaticità che amava anche gli effetti sontuosi. 
Nel 1607 Monteverdi compose la sua prima opera, L'Orfeo, su libretto di Alessandro Striggio il giovane. A quell'epoca era normale per i compositori creare lavori su richiesta per occasioni speciali e quest'opera era intesa ad aggiungere lustro al carnevale annuale di Mantova. Questo lavoro è il primo esempio in cui un compositore assegna specifici strumenti a singole parti, ed è anche una delle prime grandi opere delle quali ci è pervenuta l'esatta composizione della strumentazione per la prima: 2 clavicembali, 2 contrabbassi, 10 viole, 1 arpa, 2 violini, 2 chitarrone, 2 organi di legno, 2 bassi di gamba, 4 tromboni, 1 regale, 2 cornetti,1 flauto, 1 clarino, 3 trombe. La trama è descritta in vivide immagini musicali che si sposano ai dialoghi dando luogo alla prima interpretazione realmente drammatica sulla scena. La divisione delle parti vocali è destinata a segnare il futuro del genere. 
Della sua seconda opera: Arianna, su libretto di Rinuccini, resta solo il celeberrimo lamento, ispirato dalla perdita della moglie Claudia. Assillato dalle pressanti e poco remunerative commissioni del duca Vincenzo Gonzaga Monteverdi si reca a Roma nel 1610 col proposito di donare al Papa Paolo V il Vespro della Beata Vergine. La speranza che lo anima, espressa in uno scambio epistolare con il cardinale Ferdinando Gonzaga, è di ottenere un posto gratuito al Seminario Romano per il figlio e per sé una nuova sistemazione. Le aspettative andarono deluse ma l'occasione si sarebbe ripresentata nel 1613.
In quell'anno Monteverdi, infatti, fu nominato, dai Procuratori della Serenissima Repubblica Veneta, direttore musicale della Basilica di San Marco a Venezia, dove ben presto fece rinascere il coro, che era in declino sotto il suo predecessore. Qui egli completò pure il sesto, settimo ed ottavo libro di madrigali. L'ottavo è il più grande, e contiene lavori scritti in un periodo di 30 anni, compresa la scena drammatica Combattimento tra Tancredi e Clorinda (1624), su libretto di Torquato Tasso, nella quale l'orchestra e le voci formano due entità separate, che agiscono come copia una dell'altra in una sorta di protostereofonia. Probabilmente Monteverdi fu ispirato a provare questo arrangiamento dalle due balconate opposte di San Marco, che avevano ispirato musica simile ad altri compositori, come Giovanni Gabrieli. Ciò che fa spiccare questa composizione sulle altre, è il primo utilizzo del tremolo (la veloce ripetizione dello stesso tono) e del pizzicato (pizzicare le corde con le dita) per ottenere "effetti speciali" nelle scene drammatiche.
Durante gli ultimi anni di vita Monteverdi si ammalò, ma ciò non lo tenne lontano dalla composizione dei suoi due ultimi capolavori operistici: Il ritorno di Ulisse in patria (1641), e l'opera storica (la prima) L'incoronazione di Poppea (1642). L'Incoronazione, su libretto di Busenello è considerata il punto culminante del lavoro di Monteverdi. Essa contiene scene tragiche e comiche (un nuovo sviluppo dell'opera), un ritratto più realistico dei personaggi, e melodie più calde, che non si erano mai sentite prima. Richiedeva un'orchestra più piccola, ed un ruolo meno prominente del coro. Questo lavoro ebbe anche una considerevole influenza sullo sviluppo della musica per chiesa, le messe in particolare. Monteverdi compose almeno diciotto opere, delle quali solo l'Orfeo, l'Incoronazione, Il Ritorno, e la famosa aria "Lamento di Arianna", dalla sua seconda opera - appunto, L'Arianna - sono sopravvissute.

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